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ACQUA ALTA VENEZIA
Un ritorno in una delle città dove ho vissuto. Non c’era la previsione dell’acqua alta eccezionale quando ho fatto le prenotazioni.
Un ritorno angosciante, uno spettacolo angosciante.
Sento un suono duro, sembra un suono di guerra, apro le finestre della mia camera in albergo, il suono cambia e vedo passare la gente che lavora, passa in fretta con gli stivali di gomma, si alza il vento. Il suono dei passi cambia come il vociare, l’acqua cresce ed entra negli esercizi commerciali, negli alberghi. Nella hall dell’albergo l’acqua è arrivata al 2° gradino.
Mi avvio per la calle con i miei stivali usa e getta. Una sensazione strana…ho bisogno di strisciare i piedi per non far muovere molto l’acqua, ma c’è un grosso movimento intorno a me.
Finalmente arrivo sul ponte, altro spettacolo, io non posso andare oltre, né indietro, né avanti, l’acqua è cresciuta, è più alta dei miei stivali. Bloccata, in quel punto osservo chi passa con stivali oltre il ginocchio, chi si ferma per vuotare i propri stivali o per cambiare gli stivali o per sistemare stivali fortuiti, chi addirittura si scalza.
Sotto il ponte si vede scorrere l’acqua nel canale ma insieme ai sacchetti della spazzatura, sì perché a Venezia passano gli spazzini a raccogliere i sacchetti depositati per le strade, ma l’acqua alta ha giocato d’anticipo, se li è portati via nei canali.
Finalmente dopo due ore d’attesa si può scendere dal ponte e con un po’ di pazienza si può raggiungere anche piazza San Marco, con la pioggia che ticchetta la superficie del manto liquido che ingombra tutta la piazza. I vaporetti fermi sulla fondamenta e la piazza senza le passerelle. Certo con l’altezza dell’acqua, le tavole sarebbero state spazzate via.
Buffo il turista che si emoziona a camminare nell’acqua, che si diverte a farsi fotografare, nella grande piazza.
Io guardo la basilica di San Marco, chiusa e penso ai suoi mosaici sotto l’acqua, guardo la biblioteca Marciana e penso ai suoi preziosi libri bagnati, mentre cammino, guardo i commessi che vuotano i negozi dall’acqua, c’è un grosso fermento…tutti in fretta a vedere i danni ricevuti, i ristoranti ripuliscono e preparano i locali per la serata e controllano il funzionamento delle cucine, dei frigoriferi e dei forni e degli arredi. In tv, tra le varie notizie, sento che volontari asciugano i libri della biblioteca Querini Stampalia con il phon.
Il mio amore per la città, per l’arte e la cultura di questo splendore è stato ferito da chi non ha fatto nulla in tutti questi anni, da chi invece ha fatto, rubando ed entrando nel mondo della corruzione.
Le passerelle finalmente sono state messe nelle zone più basse della città in preparazione della prossima marea, l’acqua è andata via quasi del tutto ma continua a piovere.
Alle 23.00 si risente il suono di guerra dell’acqua alta. E così via … si riprende la corsa alla protezione, barriere avanti alle porte, ai negozi ….. ma ora è calato già l’interesse sull’argomento.
Mia madre diceva “passato il Santo, passata la festa” per dire che ci si dimentica appena finisce, in questo caso il fenomeno dell’acqua alta.
Per me è rimasto un grande dolore.
Speriamo che in tutto questo caos politico e gran da fare per sistemare la coperta economica, un po’ troppo piccola, ci si ricordi anche di questa preziosa e complessa città, Venezia.